Il BORGO MURATTIANO DI CAMPOBASSO
All’indomani del terribile terremoto del 1805, che aveva causato danni gravissimi agli edifici cittadini, ed a seguito dell’istituzione della nuova Provincia di Molise da parte dei regnanti francesi, Campobasso, divenuta centro amministrativo ed economico della nuova entità territoriale, fu sottoposta ad un intervento di riorganizzazione urbanistica elaborato nel segno dei più avanzati criteri illuministici.
Questa “zona riorganizzata” ora situata nel cuore della città viene definita, comunemente, “borgo murattiano”.
All’inizio dell’800 Campobasso è divenuta “città capitale”, dopo l’istituzione, di origine napoleonica, della provincia del Molise, nel 1806. Questo evento e due avvenimenti catastrofici accaduti agli inizi del secolo: il terremoto di Sant’Anna e l’alluvione, resero necessari cambiamenti radicali. L’attuale fisionomia infatti, incominciò a delinearsi proprio in questo periodo in base alle linee guida della prima pianificazione urbanistica, stabilita con decreto di Gioacchino Murat del 25 agosto 1815, che autorizzava la costruzione di un nuovo borgo sul luogo delle antiche Campèra (è per questo motivo che per riferirsi al Borgo Nuovo si usò anche l’espressione borgo murattiano). Il progetto é di Bernardino Musenga, una figura di grande spessore, all’epoca, in campo architettonico tanto da meritarsi il ruolo di “primo architetto” del capoluogo. Tale progetto, elaborato nel 1813, prevedeva un nuovo quartiere, il Borgo Nuovo, da svilupparsi con schema simmetrico nella spaziosa zona pianeggiante ai piedi del monte.
Prevedeva anche un tracciato di larghe vie irraggianti a ventaglio dall’antica piazza del mercato, a creare una trama razionale di strade e piazze, di edifici pubblici, case d’abitazione e giardini. Fino alla metà dell’Ottocento al centro del nuovo borgo trovò spazio un grande orto botanico, con essenze di specie rare. Grazie ad esso e agli ampi viali alberati Campobasso si conquistò il titolo di “città giardino”.
Negli anni successivi, con il procedere della costruzione , si determinò, in maniera definitiva, l’aspetto urbanistico della città nuova e il Borgo Antico venne perdendo progressivamente prestigio poiché i luoghi del potere economico ed amministrativo furono collocati preferibilmente nella cinta murattiana, all’interno della quale vennero costruiti grandi edifici pubblici, strade alberate, piazze e molti parchi, oltre ad un teatro che più tardi avrebbe assunto il nome di Teatro Savoia.
Cominciò, così, a prender vita il Borgo Nuovo, con l’arteria stradale principale chiamata Corso Borgo Nuovo (più tardi detto “Vittorio Emanuele”), che scorreva al centro e parallelamente alle vie S. Maria delle Grazie (ora Via Roma) e Sannitica o Napoli (ora Viale Elena). Il punto di irradiazione fu Piazza del Mercato (Piazza Prefettura), i punti di arrivo furono i conventi già sviluppatisi lungo le due direttrici per Napoli e per Termoli: il Convento dei Cappuccini e quello di S. Pietro lungo la strada per Termoli; immediatamente a ridosso della piazza del Mercato il monastero delle Carmelitane, ridotto in seguito a Monte di Pietà, e quello di S. Francesco della Scarpa nei pressi del largo del Salnitro.
Allo stato attuale l’idea originale di Musenga, pur avendo subito significative modifiche, non ha perso lo spirito che l’aveva animata. Nonostante l’inserimento, nel corso dell’800, all’interno del tracciato originale del nuovo Palazzo comunale e della grande Caserma militare, il sistema ha continuato a rispondere ad una concezione moderna e lungimirante della pianificazione urbana.
Fonti e bibliografia:
Di Iorio E.(P.), “Campobasso: itinerari di storia e di arte”, Gavignono, 1969.
Manfredi-Selvaggi F., “Campobasso: società e sviluppo urbano del 19° secolo”, Campobasso, 1981.
Manfredi-Selvaggi F., “La formazione urbanistica di Campobasso”, Isernia, 1988.